Valutazione, brutta bestia….

Oggi vorrei parlare di un elemento dell’insegnamento che è la mia spina nel fianco, e cioè la valutazione. Mi succede un po’ la stessa cosa che mi accade quando invito amici a cena: io amo molto cucinare, preparo una cena buonissima, ricevo un sacco di complimenti, e poi quando arriva il momento fatidico in cui uno chiede: si può avere un caffè?, rimango sempre spaesata e sprovvista. Io il caffè non lo bevo, mai presa una tazzina in vita mia, e a casa mia il caffè non esiste. Lo compro per gli ospiti, ma fatto una volta ogni tanto fa schifo! Vabbè. Stessa storia con la valutazione. Mi preparo le lezioni, cerco di dare il meglio, cerco di stimolare il pensiero e il dialogo, la ricerca e la riflessione, poi arriva, inevitabile, il momento di dare il voto….. E qui mi areno. Perchè trovo una difficoltà immensa ad esprimere voti precisi, soprattutto nelle mie materie (filosofia e storia). Come si dà 7+ invece che 7-? Se occorre utilizzare tutta la scala, chi prenderà 10? E come si fa a distinguere tra un 4, un 3 o un 2? Come si stabilisce la sufficienza? Capiamoci. Ho letto migliaia di post, articoli, libri al riguardo, ma devo dire che alla fine trovo sempre luoghi comuni ben poco realizzabili nella pratica. Forse cerco un’obiettività che non c’è, anzi sicuramente è così.

E c’è di più. Nel cambiamento della didattica, mi succede che più mi ingegno (con molta soddisfazione) a trovare modi innovativi di insegnare/apprendere e più diventa difficile il momento della valutazione. Mi spiego meglio. E’ relativamente “facile” valutare dopo aver fatto una lezione frontale su, poniamo, Platone. C’è il libro di testo, ci sono gli appunti: basta trovare una scala che misuri quanto quello che l’alunno mi racconta collima con la lezione e il libro di testo. Facile, ma improduttivo. Molto più difficile dare una valutazione quando la “lezione” è stata, magari, un lavoro di ricerca, un lavoro di gruppo (come valutare chi ha lavorato e chi è stato “a rimorchio”?), una scrittura collettiva, una ricerca dato un possibile tema, una partecipazione ad una discussione in rete, o, perchè no, una scrittura di un diario…… Mi sembra che più la didattica è innovativa, più risulta obsoleto e inutile il vecchio sistema di voti. La formazione dovrebbe essere la cosa prioritaria, no? c’è chi è più veloce, chi trova più difficoltà…ma la scuola dovrebbe essere fatta soprattutto per questi ultimi, no? Lasciare il tempo, il modo, scoprire i propri talenti, lasciare che ognuno si esprima al suo meglio, tirar fuori le possibilità di ognuno, ognuno secondo le proprie. Amo la matematica e la magia dei numeri (come sapete già, mi interesso dei rapporti tra musica e matematica), ma….. come si fa a tradurre tutto questo, poi, in un numero da 1 a 10?

12 thoughts on “Valutazione, brutta bestia….

  1. marina.p ha detto:

    Ciao! Sono un’abitante del villaggio e ho scoperto solo ora il tuo blog.
    Mi incuriosiva il tuo accenno alla valutazione. Io insegno lettere in una scuola media (ops! secondaria di primo grado…) e sento in modo ancor più pressante il problema della valutazione. I miei ragazzi hanno un’età che rende ancora più difficile valutare :non sono più piccoli, ma non sono ancora grandi. Anzi, peggio, spesso sono piccoli e grandi contemporaneamente! Per me il difficile sta nel trovare un equilibrio tra la “misurazione” dei risultati e la “valutazione” dell’individuo.

  2. carlimoretti ha detto:

    La valutazione è il punto debole nella scuola che cambia se continuiamo a guardarla con gli occhi della scuola che non c’è più. Mi fa piacere trovare colleghi che si mettono in discussione perché mi sembra spesso una dote rara.

  3. luciab ha detto:

    Ciao Federica. Vengo raramente in questa parte del villaggio a causa del disordine dei miei feed in Bloglines. Una bella scoperta, questo tuo post: è un po’ che scrivo furiosamente di valutazione nel mio blog Amentia verna.
    Sono ossessionata dal mio bisogno di essere il più oggettiva e trasparente possibile nelle mie valutazioni – in attesa di cestinarle tutte per passare a sistemi completamente diversi e più adatti a nuove procedure di apprendimento tecnologicamente-assistito (proprio come dici tu nel tuo post). L’unica cosa che riesce a darmi un senso di affidabilità è l’uso di griglie valutative. Talvolta le cerco in rete e poi le adatto ai miei bisogni. Altre volte le costruisco ex-novo (come per esempio la griglia per la valutazione dell’attività nel nostro blog di classe).
    So per esperienza che gli insegnanti si dividono in due grandi gruppi: quelli che amano le griglie e quelli che le odiano… Non so a quale di questi appartieni tu, ma so che sedersi accanto ad un* colleg* fidat* per ragionare di criteri condivisibili è sempre una grande (pur faticosa!!) esperienza.

    • Luisella ha detto:

      Ciao Lucia, io amo le griglie, proprio perché come molte di noi, ODIO dare voti. Provo molte delle sensazioni descritte nel post di Federica, soprattutto appunto quando si tratta di valutare lavori di gruppo. Per noi di lingue, un grande strumento è il QCER, ma che comunque non risolve il problema. Perché non pubblichi la griglia che usi per valutare il lavoro sul blog? Mi interesserebbe molto, e penso non solo a me.
      @Federica: quanto vorrei che mio figlio, che sta per iniziare il liceo, trovasse un’insegnante come te, e non qualcuno che “recita” una lezione e pretende che gli studenti la “rigurgitino” a comando, come purtroppo ancora spesso accade.
      Se il legislatore ci liberasse dal fardello della misurazione/valutazione, cosa succederebbe?
      Spesso si dice che sono gli studenti stessi che sono interessati solo al voto, ma questo potrebbe essere solo il frutto del sistema. Se si scardina tutto e si propone un modo nuovo di fare scuola, in cui agli studenti non viene richiesto di ripetere religiosamente quanto ascoltato in classe o studiato sul libro, forse anche loro smetterebbero di pensare al voto. E se non ci fosse più l’incubo delle bocciature (che se non sbaglio in Austria sono state recentemente abolite)?

  4. Luisella ha detto:

    Ciao Lucia, io amo le griglie, proprio perché come molte di noi, ODIO dare voti. Provo molte delle sensazioni descritte nel post di Federica, soprattutto appunto quando si tratta di valutare lavori di gruppo. Per noi di lingue, un grande strumento è il QCER, ma che comunque non risolve il problema. Perché non pubblichi la griglia che usi per valutare il lavoro sul blog? Mi interesserebbe molto, e penso non solo a me.
    @Federica: quanto vorrei che mio figlio, che sta per iniziare il liceo, trovasse un’insegnante come te, e non qualcuno che “recita” una lezione e pretende che gli studenti la “rigurgitino” a comando, come purtroppo ancora spesso accade.
    Se il legislatore ci liberasse dal fardello della misurazione/valutazione, cosa succederebbe?
    Spesso si dice che sono gli studenti stessi che sono interessati solo al voto, ma questo potrebbe essere solo il frutto del sistema. Se si scardina tutto e si propone un modo nuovo di fare scuola, in cui agli studenti non viene richiesto di ripetere religiosamente quanto ascoltato in classe o studiato sul libro, forse anche loro smetterebbero di pensare al voto. E se non ci fosse più l’incubo delle bocciature (che se non sbaglio in Austria sono state recentemente abolite)?

  5. Luciab ha detto:

    Per Luisella e Federica e chiunque sia interessato: il modo più veloce per vedere le griglie che ho elaborato “sul campo” è visitare il mio sito di lavoro e scaricarsele da lì. Naturalmente è essenziale che gli studenti le vedano PRIMA di cimentarsi nel loro compito (inteso come “task”, nel caso di blog e presentazioni orali che rappresentino il compimento di un percorso di ricerca).
    Difficile risolvere il dilemma di “chi ha fatto cosa”, quando si parla di lavori di gruppo. Personalmente uso (impongo!) riscritture individuali di commento al percorso fatto. Gli “scansafatiche” si arrabbiano moltissimo! Poi però gli tocca “scoprirsi” e qualcuno riesce persino a tornare a sorridermi, prima della fine dell’anno.
    Smettere di valutare o abolire le bocciature? Per carità! I “no” possono essere formativi, e comunque il mondo non sarà tenero con i nostri giovani, nel momento in cui metteranno il piedino al di fuori delle nostre protettive aule scolastiche. Non possiamo sottrarci al nostro compito.
    Bisogna invece che la valutazione diventi il più possibile SIGNIFICATIVA (e non solo per noi insegnanti!)

  6. fedesargo ha detto:

    Grazie Luisella e grazie Lucia per i vostri contributi! In realtà, Luisella, sono piena di dubbi e questo, se da una parte può essere produttivo, dall’altra fa sentire in un limbo da cui certe volte è difficile uscire.
    Sono andata a visitare il sito di lavoro di Lucia, complimenti è bellissimo e utilissimo! Mi ha incuriosito la griglia di valutazione, puoi darmi qualche indicazione in più su come è strutturato il lavoro?
    Sull’abolizione delle bocciature, so che esistono precise proposte in merito, ma non conosco adeguatamente le alternative, per cui per ora non mi pronuncio. L’unica cosa che so è che bisognerebbe stimolare e sperimentare nuove forme di AUTOVALUTAZIONE (chi ha elementi interessanti in merito??).
    Due anni fa, con il programma Comenius, sono stata a fare un job shadowing in una scuola inglese per un mese. Ho potuto osservare moltissime lezioni, sia delle mie materie sia di altre. Alcune cose mi sono piaciute, altre no…però devo dire che su questo punto della valutazione, la cosa era molto più produttiva che in Italia. Ecco i punti essenziali:
    1. innanzitutto molta autovalutazione e valutazione anche da parte dei pari
    2. assenza totale del terrore che qui si tende a trasmettere all’alunno
    3. l’insegnante funge da appoggio, stimolo nel backstage: il lavoro essenziale viene svolto dai ragazzi. Nessuno sta lì col fucile puntato. Semplicemente chi non lavora non passerà l’esame.
    Io, che per natura tendo ad essere un po’ troppo razionale ed esigente, comincio ad essere in bilico tra queste due forme….semplicemente perchè l’esperienza mi sta facendo toccare con mano che chi apprende in modo rilassato, tranquillo e responsabile, apprende meglio, in maniera più significativa e duratura. Quindi l’ipotesi di abolire le bocciature potrebbe non essere proprio assurda (fino a qualche tempo fa lo pensavo anch’io): il fatto è che io credo che la nostra scuola non sia ancora pronta per un passo del genere. Occorre prima preparare il terreno sulle alternative…..che non è solo predisporre elementi tecnici, ma è, come al solito, cambiare la testa!

  7. Luciab ha detto:

    Siccome sono una curiosona, sono andata subito a cercare cos’è il “job shadowing”, trovando questa chiarissima pagina di spiegazione da una scuola della mia regione (casualmente). Complimenti Federica! Perché non ci racconti di più di questa interessantissima esperienza??
    Concordo al 100% con te che cambiando testa si potrebbero abolire tante cose, compresa la bocciatura, e che molto semplicemente non è ancora giunto il tempo, nel nostro povero “Paese dei furbi”.
    Ho ideato la griglia che citi al fine di valutare il lavoro sul blog di classe, in una quarta superiore. Ho deciso di usare il blog come “palestra di scrittura”, anche se i ragazzi non ne sono stati felicissimi (pur sempre di lavoro si trattava!).
    E’ andata così: avevo assegnato letture estive diversificate (5 titoli) sulle quali i ragazzi hanno dovuto relazionare (il famoso lavoro di gruppo…). Dopo la presentazione orale individuale, ho chiesto loro di scrivere un articolo sul blog sull’argomento in cui si erano “specializzati”. A quel punto avevo già mostrato loro la griglia. In seguito hanno aggiunto anche una relazione/commento/riflessione sulla loro biennale esperienza di Comenius.
    Infine ho fatto un’intervento sulla tecnologia e li ho pregati di usare lo spazio dei commenti per interagire. Insomma tre produzioni scritte alternative al solito quaderno.
    Insieme abbiamo osservato chi ci veniva a leggere e guardare nel blog e qualche studente ha capito lo spirito dell’attività, traendone qualche soddisfazione. La maggioranza dei ragazzi si è educatamente “adattata” alla mi ultima “fissa” mentre qualcuno si è più o meno apertamente ribellato. Puoi anche andare a vedere, scrivendo in un motore di ricerca “gjungle.wordpress” – non metto qui l’indirizzo per evitare il “pingback”.
    Pro: i ragazzi imparano ad usare le tecnologie con maggiore consapevolezza del mezzo (c’è stata una lunga introduzione su copyright, plagio, Creative Commons)
    Contro: il mancato apprezzamento del blog deriva dal fatto che non si trattava di uno strumento autenticamente comunicativo. Il blog fiorisce se viene usato in comune con gruppi di ragazzi appartenenti ad altra nazione, o altra scuola partner. Allora assume un significato completamente diverso.
    Ho osservato, al contrario, che costruire un blog con i quattordicenni dà maggiore soddisfazione, perché amano lo strumento in sé.

  8. Luisella ha detto:

    Grazie Lucia, la griglia è molto interessante! I miei dubbi relativamente alla valutazione (e alle bocciature) sono dovute al fatto che ho notato nel corso degli anni che le bocciature, la maggior parte delle volte, non servono proprio a niente. Sono rari i casi in cui gli studenti bocciati tornano a scuola motivati a fare di meglio, il più delle volte tornano, ma con ancora meno voglia di fare. E allora, a chi/che cosa serve la bocciatura? Forse serve più agli altri, alla fin fine, a quelli che hanno lavorato e che si sentirebbero “oltraggiati” nel vedere che i loro compagni scansafatiche sono stati promossi, e potrebbero, l’anno dopo, fare meno anche loro.
    E allora, non si potrebbe cambiare musica, provando a stravolgere tutto? I miei studenti sono studenti di istituto tecnico, i tuoi sono sicuramente più motivati. Però io stessa sono stata liceale, ed ero anche la classica studentessa brava, con ottimi voti. Ma di quello che ho “studiato” al liceo, non ricordo molto. E ricordo pochissimo di quello che studiavo nelle materie in cui “temevo” maggiormente il prof, mentre ricordo molto meglio le cose che facevo/imparavo con piacere. E posso dire lo stesso di molti (troppi) esami universitari.
    Insomma, non si può sempre dire che in Italia non siamo pronti al cambiamento perché è il paese dei furbi, quando spesso siamo proprio noi prof a dare il cattivo esempio. Quanti di noi danno l’aiutino ai propri alunni durante l’esame di stato? Quanti suggeriscono le risposte alle domande della terza prova? Io non lo faccio, ma ti assicuro che molti colleghi lo fanno. E quanti dirigenti si arrabbiano con i membri interni se gli studenti dell’istituto vengono licenziati con voti troppo bassi? In quanti istituti superiori davvero si rispetta l’assurda normativa ministeriale e non si ammettono agli esami gli studenti che hanno anche una sola insufficienza? Io penso che un bel cambiamento radicale non sarebbe male. Come fare, non lo so, però si potrebbe provare a vedere come fanno in altri paesi (a partire dalla Finlandia, dove la dispersione scolastica è praticamente inesistente). E dopo tutto questo stesso MOOC ne è l’esempio. Vero, si trattava di un campione di persone particolarmente motivate, però lo abbiamo vissuto così bene, abbiamo imparato così tanto anche perché sapevamo che non c’era il rischio di bocciare, e che anzi, sarebbe stato possibile riprendere il percorso in ogni momento, con i propri ritmi.

  9. […] Luisella nel corposo thread a commento di questo post di Federica […]

Lascia un commento