Il percorso si sta accingendo alla conclusione, anche se Andreas ci ha assicurato che in qualche modo, in qualche forma, il viaggio continuerà. Si impone un bilancio su come sono cambiata, o posso cambiare, come insegnante. Ovvero: tutto ciò che avrei voluto scrivere in questo diario e che non ho fatto. Ecco le cose che ho imparato, in ordine sparso:
- che un apprendimento ha senso solo nell’ambito di una comunità, che non esiste una conoscenza che possa essere proprietà privata e nascosta agli altri. La conoscenza è partecipazione. Questo è stato chiaro fin dall’inizio, vedendo il numero di partecipanti e i commenti che seguivano ad ogni post. Tutti sono preziosi, ognuno dà il suo contributo, si crea una rete, ma in modo spontaneo, non guidato.
- che la tecnologia è uno strumento, non un fine. La si può utilizzare per facilitare, migliorare, sperimentare nuove forme di comunicazione e apprendimento/insegnamento, ma non è fine a se stessa.
- che la demarcazione non è tra “cartaceo” e “digitale”, ma tra “conoscenza chiusa” e “conoscenza aperta”: per quest’ultima, è più opportuna la forma del digitale.
- che è importante anche, per noi come per gli alunni a scuola, avere uno spazio proprio in cui sentirci liberi di esprimerci, ma anche di condividere informazioni, idee, proposte, dubbi. Per questo abbiamo creato i nostri blog: uno spazio individuale ma comune. Ed è importante, poi, anche mettere insieme. Per questo c’è stato anche piratepad, una lavagna comune, condivisa.
- che l’assenza di paletti fissi, per quanto all’inizio possa generare spaesamento, alla lunga stimolano la creatività e la fantasia, permettendo ad ognuno di spaziare come meglio crede.
- che gli ultimi della classe non sono lasciati indietro: il percorso è soprattutto per loro.
- che la tranquillità di apprendere genera solo cose positive, e a nulla servono le ansie per non restare indietro o per l’interrogazione.
- che mettere ordine non è qualcosa di arido, ma può essere uno strumento per far volare le idee. Questo l’ho appreso dalla rete di tag che abbiamo creato in piratepad. Ma anche dall’aggregatore di feed e dall’esistenza dei files OPML.
- che al di là di tutto, ciò che conta è l’aspetto umano della formazione: a quello tende un buon insegnante; quello cercano gli alunni. Questo l’ho appreso dai racconti di vita di Andreas e dal fatto che anche nei post più tecnici, mai è mancata l’esperienza umana.
- che occorre lasciare che ognuno faccia il suo percorso come meglio crede, senza indirizzarlo troppo, senza condizionarlo. E senza sentirci, noi insegnanti, così onnipotenti come qualche volta ci sentiamo. Le cose sono anche, per fortuna, indipendenti da noi: noi siamo solo l’input, lo stimolo, una mezza specie di guida un po’ traballante, ma ogni alunno segue la sua strada e arriva in luoghi impensati, mai ancora esplorati, inesistenti finchè a qualcuno non viene data la libertà di crearli.
Bello questo elenco. Me lo metto in Diigo perchè descrive bene la natura di un cMOOC.